
16-17 settembre 2025
Università degli Studi di Milano, Auditorium San Fedele, Triennale Milano.
Giornate di studio a cura di Fabrizia Bandi e Amalia Salvestrini
L’intreccio tra spazio e suono è da sempre un terreno esperienziale ma anche oggetto di studi e di prassi, come in quelli di architettura e di musica. A partire dalle avanguardie novecentesche e ancor più grazie alle possibilità introdotte dai nuovi strumenti tecnologici, il rapporto tra spazio e suono oggi costituisce un tema di ricerca davvero fecondo, capace di sviluppare il dialogo disciplinare tra diverse forme d’arte. Ne sono testimonianza i nuovi linguaggi in ambito musicale e architettonico, ma anche le ricerche teoriche e filosofiche intorno a concetti quali atmosfere, ambienti e paesaggi sonori. Come scrive Giovanni Piana, la spazialità musicale può essere intesa in primo luogo in senso letterale e fisico, quando il suono si situa, si estende, si muove in un corpo sonoro e in un ambiente. In secondo luogo la spazialità musicale acquisisce un significato metaforico, là dove parametri come altezza, intensità e timbro possono essere intenzionati da chi ascolta in senso spaziale attraverso il lavoro dell’immaginazione o l’interazione sinestetica dei sensi. Particolarmente significativa in questa prospettiva è la ricerca di Luigi Nono che ha fatto dello spazio uno degli ambiti principali della sua riflessione compositiva. Dagli esordi fino alla composizione per l’amico architetto Carlo Scarpa e a Das Atmende Klarsein degli anni ’80, Nono sembra svolgere le due accezioni di spazio sonoro descritte da Piana, per poi giungere a Prometeo. Tragedia d’ascolto, in cui l’elettronica dal vivo permette di valorizzare ulteriormente la potenzialità spaziale del fenomeno sonoro. La collaborazione con Massimo Cacciari e Renzo Piano su questo ultimo progetto, inoltre, dà l’idea di quanto feconda sia una riflessione aperta all’interazione con più discipline. A questa articolazione teorica e pratica si affianca, in anni più recenti, il contributo dei media studies, che hanno messo in luce il ruolo di strumenti di registrazione, riproduzione e spazializzazione del suono nella ridefinizione della percezione spaziale. L’analisi di differenti dispositivi ha permesso di esplorare come le tecnologie sonore non solo fungano da mediatori, ma contribuiscano attivamente a generare ambienti acustici, influenzando in profondità la nostra esperienza dello spazio. Le installazioni sonore interattive e le esperienze acustiche situate dimostrano come i media siano oggi attori centrali nella costruzione di nuove forme di spazialità sensibile e simbolica, favorendo un dialogo sempre più stretto tra estetica, tecnologia e percezione. La spazialità sonora si rivela dunque angolo prospettico essenziale per osservare e svolgere l’intricata stratificazione di senso della costituzione sia dell’intero sonoro sia del volume architettonico.
Le due giornate di studio, sostenute dal Dipartimento di Filosofia “Piero Martinetti” dell’Università degli Studi di Milano e dalla Società Italiana di Estetica, con il patrocinio intellettuale della Fondazione Luigi Nono e in collaborazione con la Fondazione Culturale San Fedele e Triennale Milano, intendono mettere a tema le potenzialità filosofiche, musicali, compositive e architettoniche del suono considerato nella sua dimensione spaziale, suscitando il dibattito attuale ed esplorando gli orizzonti di senso e le potenzialità del nesso secolare spazio-musica, anche attraverso il confronto tra giovani ricercatori e studiosi affermati, provenienti da diverse sedi universitarie italiane.